I collaboratori del M5S si rivoltano per essere stati licenziati mentre il partito fa contratti a Taverna e Crimi per 70mila euro.
I parlamentari del M5S scendono dagli scanni per la regola del doppio mandato e rientrano in Parlamento per altre vie, anche come collaboratori. Così crolla un altro dei capisaldi del Movimento che imponeva una fine del mandato politico. I grillini si mostrano sempre più politici legati alla poltrona. Lo dimostra il contratto di consulente da 70mila euro all’anno fatto dal partito di Giuseppe Conte fatto agli esclusi Vito Crimi e Paola Taverna.
La rabbia dei collaboratori licenziati perché “senza fondi”
Questi due ex parlamentari ritornano a vivere di politica con un cospicuo compenso in quanto collaboratori parlamentari. Nel frattempo, i gruppi alla Camera e al Senato del M5S hanno licenziato molti collaboratori: venti dipendenti, tra cui alcuni che collaboravano con il Movimento dal 2013. La motivazione è la riduzione del budget per la riduzione degli eletti in Parlamento. Ma evidentemente anche per ritagliare i 140mila euro da dare agli ex Taverna e Crimi.
Gli stessi non molto tempo fa dicevano: «Io nun sò politica, sono solo una cittadina. La casta difende i privilegi» diceva Paola Taverna di cui ora di quella casta fa parte insieme a Crimi che invece ribadiva “«La casta vuole tenersi il malloppo dei vitalizi, noi non molleremo», diceva Crimi.
Molti collaboratori ora si ribellano contro questa decisione del M5S. «Non mi hanno confermato, nonostante io abbia sempre raggiunto tutti gli obbiettivi, dopo aver partecipato a tutte le campagne elettorali degli ultimi anni», racconta uno degli esclusi a Repubblica. Il motivo è che “non c’erano abbastanza fondi”. Ancora una volta, uno non vale uno per il M5s.